Aletti Elisabetta Bagli La mia Arpa Liliana Manetti Recensione

Recensione di “La mia arpa di Liliana Manetti, a cura di Elisabetta Bagli

Recensione di “La mia arpa di Liliana Manetti, a cura di Elisabetta Bagli

La silloge poetica “La mia arpa” di Liliana Manetti è un viaggio attraverso il quale la poetessa ci porta nel suo mondo interiore e ci fa comprendere il suo concetto di poesia. Prima di iniziare a esplorare le sorprese che ci riserva questo viaggio, l’autrice ci propone una lirica “La mia arpa (o la mia anima)”, nella quale illustra al lettore cosa troverà all’interno di questa silloge, ovvero la sua anima che come un’arpa, fragile e melodiosa, è da amare e rispettare, e come un’arpa, se calpestata e distrutta in mille pezzi,  “e le sue corde mute/giaceranno nel silenzio/del loro dolore”.
La silloge si divide in tre sezioni.
La prima sezione è dedicata “All’amore per la vita e la poesia” che l’autrice sente come l’una parte integrante dell’altra. Considera la poesia quasi come una forma di vita e la vita come la sua continua fonte di ispirazione poetica.
In “Mi nutro di parole” avverte come il dono di sentirsi e far sentire vivi/è un miracolo in più/di chi nella sua vita vuole dare/un po’ di più. Con questi versi Liliana Manetti evidenzia come, proprio attraverso lo strumento poetico, le parole prendono vita, entrando a far parte dell’animo del lettore che le assimila alle proprie esperienze.
Non manca una “Dedica alla vita”, nella quale si torna indietro con la mente, a “I sogni, gli ideali di bambin/ poi l’ebbrezza dell’adolescenza/la confusione,/le delusioni,/i pianti senza fine” che però troveranno un’epilogo sereno nella maturità e nei gesti semplici quali un “Sorriso”, una forza che in un istante dà luce a tutto il mio mondo spietato, sgelando l’inverno del cuore.
Ma la vita è anche la necessità di creare un proprio destino, non restando immobili e subendo quanto essa ha previsto per noi. La poetessa ci indica il modo per andare avanti e modificare la propria esistenza Con la forza ed il coraggio/tirati fuori dal cilindro/ho aperto un varco/perché vivere era più importante/ di unsogno bugiardo/di un amore non corrisposto…(“Ho creato il mio destino”). 
Nella seconda sezione “Contrasti e drammi interiori” le liriche diventano sentimentali e intimistiche. Si avverte il dolore di un “Peso troppo grande” da portare, come una zavorra che è necessario gettare in mare perché/solo così/è più difficile AFFONDARE. O anche il Desidero un porto sicuro/dove riposare/perché la vita/è un viaggio che stancaanelando alla serenità interiore data dalla luce soffusa che emana dal sole e dal suo intorno.
La terza sezione è dedicata “All’amore per la natura e per le sue stupende stagioni”. In questa sezione la natura viene vista come un’Essenza unica con i suoi colori e il suo vivere. I versi sono melodici, sono dei veri e propri inni alla natura che fa la sua rivolta/in un giorno qualunque/alla tirannia folle/di questo mondo di uomini (“Frastuono”) o a il sole che si specchia/innamorato della sua stessa luce/vanitoso…(“Il sole-Nemi) o alla contemplazione estasiata di “La stella Alpina”, quel miracolo vivente/nelle vesti di un piccolo fiore che vive felice nella neve.
Il lessico usato da Liliana Manetti per descrivere le proprie emozioni non è molto ricercato e ciò rende il suo lirismo semplice, diretto e colorato, sebbene, a parer mio, un po’ troppo misurato. I versi che ne scaturiscono sono leggeri e senza ombre, dai sapori antichi; sono versi nei quali vi è l’espressione di un senso cosmico della vita, delle cose e dell’ambiente che la circonda. La sua breve silloge si legge tutta di un fiato, lasciando dolcezza e un senso armonico di pace nell’animo del lettore, proprio come il suono di un’arpa che vibra.  
Elisabetta Bagli

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