“La neve e le mani”
Apre la finestra, mette le sue mani fuori. Vuole avere un immediato contatto con la neve. La vuole sentire sciogliersi sulla sua pelle calda, stabilire con lei quel rapporto cenestetico come fa con tutte le cose, per sentirle, per sapere, con la percezione tattile che tanto ama, che esistono, sono reali. Vuole sentire l’odore del bianco, quell’odore tipico dell’aria pulita, rarefatta. Vuole farlo penetrare nelle sue narici, farlo scivolare nella sua anima per purificarla, per essere finalmente nuova. Ha voglia di scendere, di giocare, di rotolarsi sulla neve, di ritornare bambina. Ha bisogno di osservare quel miracolo con gli occhi innocenti dei bimbi. Sa che non sarà possibile rivivere quei momenti se non nei ricordi. Sa che nulla potrà mai essere uguale a prima. Ora lei è diversa. Le circostanze e i luoghi sono diversi. Ma il ricordo dello stupore provato quando da bambina aveva visto la neve per la prima volta a Roma, la sua città, la sta aiutando a capire che la decisione presa è quella giusta. (tratto da “Le mie ortensie”, inedito di Elisabetta Bagli ©all rights reserved)
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