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Recensione di “L’incrocio” di Anna Cibotti, a cura di Elisabetta Bagli

Recensione di “L’incrocio” di Anna Cibotti a cura di Elisabetta Bagli

Ho letto “L’incrocio” di Anna Cibotti tutto d’un fiato. È un libro molto piccolo, ma molto intenso nel contenuto, scorrevole nella narrazione e onirico nelle descrizioni. Appena terminato di leggere ha lasciato nel mio animo sentimenti contrastanti. Mi è capitato di avvertire un senso di serenità, ripensando alla situazione nella quale si sono venuti a trovare i protagonisti, soprattutto per l’immagine ovattata delle vite dei cinque protagonisti sospese nella nebbia intorno al casale che li ospitava e, nel contempo, ho anche sentito quell’inquietudine tipica scaturita dalla stessa nebbia, usata sapientemente dalla scrittrice  come la metafora dell’ignoto che siamo costretti a vivere ogni giorno.
“L’incrocio” è un luogo del mistero, un luogo che esiste dentro di noi, ma che non esiste nella realtà, un luogo in cui scaturiscono desideri e necessità di condivisioni, di riflessioni sulla vita e i suoi misteri, sull’inconscio che porta a far agire l’essere umano in modo apparentemente assurdo e fuori dagli schemi, ma che è l’unica forma che ci fa sentire vivi quando tutto sembra essere spento.
Non ci sono nomi per i cinque protagonisti, perché, in realtà, non sono importanti i loro nomi, bensí le loro personalità. Il Professionista, l’Amorevole, l’Amante con la sua compagna e lo Scettico si trovano suddivisi in quattro automobili che all’improvviso, giunte a un incrocio, si spengono senza un vero motivo. Da lì, inizia la loro avventura che li vede condividere il mistero e le loro storie. Iniziano a parlare di loro stessi, delle loro vite, dei dolori provati, della loro incapacità di scelta nella vita che li ha portati proprio a quel bivio in cui si sono incontrati. Le storie narrate lasciano sempre degli interrogativi al lettore e ognuno che si appresterà a leggerle darà la sua personale interpretazione sulle vicende e i personaggi che le animano. Ma ciò che viene chiaramente evidenziato nella scrittura semplice e asciutta della scrittrice è che l’uomo ha spesso il bisogno di raccontarsi e fare quasi un “rewind” mentale e sensoriale per poter riflettere sulle proprie scelte di vita effettuate e su quelle che si appresta a compiere. Proprio per non ripetere gli errori, proprio per comprendere se stessi e la propria esistenza. 

Non svelerò la trama del libro, ma credo che leggerlo riuscirà a far riflettere molti lettori che in preda all’impotenza o alla disperazione ancora non hanno avuto la capacità di scegliere quale sia la direzione da far prendere alla propria vita. 

Elisabetta Bagli

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