“Mina, la fatina del Lago di Cristallo”,
nota di Fernando Val Garijo
Link asll’acquisto
L’immaginazione dello scrittore ha bisogno di luoghi ai quali far riferimento per costruire le storie. Quando si inizia un lavoro letterario, questi luoghi, che sono serviti come sfondo spontaneo della trama, come vago scenario dell’azione, vengono trasformati dall’artista dandogli una funzione ben precisa nella storia che narra. Qualsiasi madrileno che leggesse la fiaba di Mina, la fatina del Lago di Cristallo potrebbe riconoscere il Parco del Retiro trasfigurato in questa storia e si sentirebbe vicino casa, vicino al parco in cui ha portato i suoi figli a giocare e a passeggiare, dove egli stesso ha imparato a pattinare o ad andare in bicicletta, dove un giorno remò con la sua fidanzata nello stagno (Estanque), nel quale ha evocato avventure e favole osservando il Palazzo di Cristallo o ha contemplato con rara ammirazione, costellata da lieve timore, la statua dell’Angelo Caduto.
Elisabetta Bagli non è sfuggita all’incanto che il Parco del Retiro suscita a chi lo visita, o ancor di più, a chi lo frequenta. I molti pomeriggi trascorsi con i figli nel magnifico giardino che adorna il centro di Madrid hanno preparato la storia di Mina, la fatina del Lago di Cristallo, fiaba nella quale l’autrice unisce scrittura e memoria, le due forme principali di conservare, trasformandole, le proprie emozioni.
Fernando Val Garijo
Nota sobre el cuento infantil de Elisabetta Bagli,
escrita por Fernando Val Garijo
La imaginación del escritor necesita lugares en que apoyarse para construir historias. Cuando el trabajo literario se pone en marcha, esos lugares que han servido como fondo espontáneo de la trama, como vago escenario de la acción, son transformados por el artista al darles una función precisa en la historia que narra. Cualquier madrileño que leyese el cuento de Mina… podría reconocer el Parque del Retiro transfigurado en esta historia, y se sentiría cerca de casa, cerca del parque donde más de una vez llevó a sus hijos a pasear y a jugar, donde él mismo aprendió a patinar o a montar en bicicleta, donde un día remó con su novia en el Estanque, evocó aventuras y fábulas al ver el Palacio de Cristal, o contempló con indefinible extrañez, a teñida de un leve temor, la estatua del Ángel Caído. Elisabetta Bagli no ha escapado al encanto que el Parque del Retiro despliega ante quien lo visita, más aún ante quien lo frecuenta. Y las muchas tardes pasadas con sus hijos en el magnífico jardín que adorna el centro de Madrid han preparado la historia de Mina…, en la que la autora une escritura y memoria, las dos formas principales de conservar, transformándolas, nuestras vivencias.
Fernando Val Garijo
No Comments