Gli studenti di Roma Tre nelle scuole
alla scoperta del territorio dell’Ostiense
INTERVISTA ALLA PROF.SSA MARINELLA ROCCA LONGO, RESPONSABILE DI “GLI STUDENTI DI ROMA TRE NELLE SCUOLE ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO DELL’OSTIENSE”, UN PROGRAMMA PER ‘TURISMO CREATIVO’ CHE COINVOLGE LA COMUNITÀ STUDENTESCA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
di Elisabetta Bagli
Ho letto con ammirazione un progetto molto interessante che mi coivolge emotivamente e non solo in quanto romana. Sono nata alla Garbatella, un rione popolare all’interno di un quartiere altrettanto popolare che è l’Ostiense, zone che, da qualche tempo a questa parte, stanno godendo di una grande attenzione. Ciò è dovuto a molteplici aspetti, tra i quali senza ombra di dubbio la rivalutazione storica e artistica della zona, nella quale, periódicamente le associazioni del luogo organizzano dei veri e propri “Tours”, nonché alla vitalità della comunità che ivi abita, sempre pronta a coinvolgersi nelle varie attività volte a favorire la conoscenza artistica e culturale del luogo in cui risiedono.
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Marinella-Rocca-Longo. responsabile del progetto “Gli studenti di Roma Tre nelle scuole alla scoperta del territorio dell’Ostiense” |
Ho abbracciato simbolicamente il progetto pilota dell’Università “I giovani di Roma Tre nelle scuole alla scoperta del Territorio”. Un programma per ‘turismo creativo’ che coinvolge la comunità studentesca dell’Università degli Studi Roma Trenell’area urbana in cui si collocano le infrastrutture dell’Ateneo e favorisca un diretto coinvolgimento nelle attività degli studenti delle scuole superiori di Roma (a partire dall’8° Municipio). Un’idea davvero innovativa, che vede come responsabile la prof. Marinella Rocca Longo, direttore del Master in Linguaggi del Turismo e Comunicazione Interculturale.
Al fine di scoprire meglio com’è sorta questo e in cosa consiste, vorrei porre alcune domande direttamente alla Responsabile del Progetto.
Com’è sorta questa idea di far intervenire gli studenti direttamente sul luogo in cui sono situate le strutture dell’Università degli Studi di Roma Tre?
Sono sempre stata convinta che il modo migliore per porgersi verso gli studenti, a qualsiasi livello, sia di coinvolgerli direttamente nelle attività didattiche, facendo leva sulla loro curiosità in primo luogo, e poi anche sulle loro potenzialità, che sono moltissime e molto più varie di quanto si possa immaginare. Generalmente quando entro in aula, il primo giorno dell’anno accademico, faccio girare un foglio dove chiedo agli studenti di darmi i loro recapiti mail e di dichiarare quali sono i loro talenti. Di questo tengo conto per modulare i miei corsi e per stimolare una loro risposta attiva sia durante le lezioni, sia negli esami. La parte orale del mio esame di lingua inglese, infatti, si basa su una presentazione in lingua di una ricerca che ogni studente propone secondo i propri interessi. In passato poi, quando c’era più tempo da dedicare agli studenti (i corsi erano annuali e non semestrali come oggi) terminavamo l’anno con una rappresentazione nella quale si metteva “in scena” con l’apporto diretto dei ragazzi, e rigorosamente in lingua, quanto si era studiato nell’anno. Con lo stesso animo, 11 anni fa, ho dato vita a un Master in Linguaggi del turismo e comunicazione interculturale, convinta che il turismo fosse e sia uno degli sbocchi naturali per un laureato in lingue letterature e culture straniere. Non è stato facile convincere i colleghi di allora della bontà della proposta. Oggi a 11 anni di distanza verifico che tutte le università italiane hanno corsi in turismo, e dunque la mia idea pionieristica di allora era tutto sommato una buona idea. Ma il master che dirigo ha una peculiarità rispetto alla maggior parte degli altri. Non si limita alla visione economica del turismo ma pone l’attenzione sulla cultura, sulla valorizzazione del territorio e sulla possibilità, attraverso le lingue straniere, di creare un ponte tra le culture. Quest’anno, il nuovo Rettore della mia università, un architetto molto sensibile al valore artistico di un territorio, mi ha dato la delega rettorale al turismo culturale, con il preciso incarico di valorizzare l’area su cui sorge l’Ateneo di Roma Tre, che con la sua presenza ha fortemente contribuito a riqualificare. In quest’area (Garbatella e Ostiense) ci sono veri tesori artistici che poco sono conosciuti e visitati, e aree rinnovate di grandissimo valore sociale, storico e culturale.
L’approccio che ho scelto per portare avanti questo incarico è stato lo stesso che ho descritto più sopra quando parlavo delle mie lezioni: ho pensato di coinvolgere gli studenti, per dar loro l’incarico, dopo averli debitamente formati, di accompagnare altri studenti più giovani alla scoperta di questo territorio, con lo scopo di favorirne la valorizzazione e contemporaneamente di far scoprire agli studenti delle scuole l’ottima qualità dei Dipartimenti dell’Università Roma Tre e a verificare in prima persona l’ottimo rapporto che nel mio Ateneo si forma tra docenti e studenti.
Come vengono decisi gli itinerari culturali nell’area Ostiense? E quali sono gli scopi che ci si prefissa di raggiungere tramite la realizzazione di questi itinerari?
In questa fase pilota, e anche perché non abbiamo ancora trovato risorse economiche per un progetto più ampio, abbiamo scelto solo 5 luoghi di interesse artistico, museale e socio-culturale: il Museo Centrale Montemartini, splendida fusione di archeologia antica e archeologia industriale, un museo ben organizzato e ottimamente tenuto, che veramente meriterebbe di essere al centro degli itinerari turistici più battuti. Per questo speriamo che facendolo conoscere agli studenti delle scuole di Roma si invoglino anche le rispettive famiglie e gli amici ad accompagnarli nelle visite, che saranno guidate dagli studenti universitari e quindi saranno particolarmente vivaci e piacevoli. Il Cimitero Acattolico, che sorge accanto a Testaccio, è un vero tesoro sia per l’arte che per la letteratura e la storia. Lì si trovano tombe di grandi poeti inglesi, di grandi uomini russi, di grandi personaggi della cultura e della storia d’Italia, e alcune tombe sono firmate da grandi scultori ed artisti. Una visita in quel luogo può dare straordinarie ispirazioni in tutti questi campi e può certamente stimolare la creatività degli studenti che l’organizzeranno. La Piramide Cestia e il museo ad essa annesso ci porterà nella Roma antica, ma anche nella più recente storia garibaldina. Della Basilica di S. Paolo c’è poco da aggiungere a quello che già è ampiamente risaputo, e certamente questa non ha bisogno di grandi sforzi per renderla appetibile al turista e al visitatore, ma sono certa che gli studenti sapranno vederla con occhi nuovi. Infine la Garbatella è un’area che è sorta e ha seguito lo sviluppo industriale di questa parte della città ed oltre ad avere alcune parti di straordinario valore architettonico, può far conoscere la storia della trasformazione della produttività tecnologica di questa parte della Capitale. Qui gli studenti scopriranno certamente attività produttive tradizionali e il gusto della vera tradizione romana, a cominciare da quella gastronomica, alle attività più prettamente giovanili (stiamo scoprendo straordinari murales artistici in quest’area, fino a quella più prettamente culturale, ad esempio il teatro Palladium, che tra l’altro è di proprietà del nostro Ateneo.
Pensa davvero che un’interazione di questo genere possa agevolare il dialogo (linguaggio) tra il luogo e le persone che vi abitano o lo visitano?

Crede che in questo modo si possa sviluppare una migliore integrazione culturale e sociale?
Mi sono già dilungata su questo nelle risposte precedenti e ribadisco che ne sono convinta.
L’integrazione nel nostro caso sarà favorita anche dal fatto che i miei studenti vengono da corsi di laurea in lingue straniere e dal Master in turismo, che fa della conoscenza delle lingue straniere una propria bandiera. Ma l’integrazione culturale e sociale potrà essere favorita anche da contatti che già abbiamo con alcune associazioni che si occupano proprio dell’integrazione inter razziale in questa e in altre aree della città. In particolare cito l’associazione “Altriarabi” con la quale contiamo di fare cose interessanti.
Inoltre, pensa che questo progetto possa favorire la ricerca di un futuro lavoro per gli studenti coinvolti?
Questo è particolarmente vero per gli studenti del Master, ovviamente, che potranno trasferire il loro approccio di offerta turistica su altri luoghi, e offrirlo in varie lingue a turisti stranieri, ma anche per gli studenti dei corsi regolari sarà comunque un’esperienza formativa, anche per il contatto che avranno con le classi delle scuole, dove faranno l’esperienza di formatori e di guida per gli studenti più giovani.

Quali sono state le difficoltà che ha incontrato nella realizzazione di questo progetto?
Prima di tutto la mancanza di risorse economiche. Gli esperti che stanno portando avanti la fase formativa iniziale al momento lo stanno facendo in maniera del tutto volontaria, così come stanno lavorando del tutto gratis i dottorandi e i neolaureati che mi stanno aiutando nella parte organizzativa e di segreteria. Non mi sembra giusto dover sfruttare le loro professionalità e il loro tempo senza dare niente in cambio, e così sto cercando di trovare qualche forma di finanziamento. Tra l’altro ci sono molte cose interessanti che potremmo fare se solo avessimo un minimo di base economica: tanto per fare un esempio, ci sarebbe la possibilità di organizzare una visita al Cimitero Acattolico con guida di un attore che narra le storie e declama le opere dei personaggi più famosi sepolti. Potendolo retribuire potrebbe trasferire il suo know how ai nostri studenti che potrebbero a loro volta trasmetterlo agli altri studenti. Ma poi ci sono moltissime altre cose che si potrebbero ideare con un minimo di risorse: ad esempio tutta la parte informatica e di disseminazione dei risultati. Ma non disperiamo. Abbiamo presentato domande al Comune e ad altri enti pubblici. Vedremo che risposte riceveremo.
Quali sono le Istituzioni che intervengono in questo progetto così innovativo e dinamico?
Abbiamo avuto risposte molto positive soprattutto dalla parte museale coinvolta nel progetto. I curatori sono disponibili a metterci a disposizione tutta la loro professionalità per sostenerci. Poi ho trovato una risposta molto positiva anche dall’VIII Municipio. Non abbiamo ancora messo sul tappeto i problemi, ma confido che ci daranno una grossa mano. E poi sto avendo dei riscontri molto positivi e interessanti dagli istituti scolastici superiori che ho contattato finora. In questa fase di contatti che sto prendendo in prima persona scopro delle realtà scolastiche romane di assoluto e straordinario valore. Pensi che addirittura c’è un Liceo di Monteverde che ha una radio gestita autonomamente dagli studenti. Quando mi sono presentata alla Preside, nel giro di pochi minuti mi hanno organizzato un’intervista radiofonica ideata e portata a termine su due piedi da alcuni studenti della scuola.
Ci sono ulteriori sviluppi previsti per questo progetto?
Tutto dipenderà dalla riuscita di questa prima fase pilota, ovviamente, ma se tutto funzionerà come spero, l’iniziativa potrebbe allargarsi ad altre zone della città, e in futuro gli studenti più bravi e motivati potrebbero arrivare ad offrire i tour ideati da loro agli hotel della Capitale, per i turisti stranieri. Ma per ora voglio concentrarmi sulla buona riuscita del progetto pilota. Come diceva Jane Austen, meglio cesellare bene il proprio pezzettino d’avorio. Poi si vedrà.
Sono felice di constatare che il quartiere in cui ho vissuto fino a qualche anno fa, abbia assunto al giorno d’oggi una rilevanza tale da far pensare a un progetto turistico-culturale di così ampio respiro. Roma è una città che offre molto e con delle potenzialità, soprattutto in questo senso, in continua espansione. Crede che si possano ricreare progetti simili per altre zone di Roma, sconosciute ai più?
Ci sono già molte iniziative validissime in giro per la città, proprio mirate ad agire sulle grandi potenzialità della cultura e della condivisione per la valorizzazione di zone periferiche e non conosciute. Si sa che Roma è bellissima dovunque ci si rivolga. Credo che per far funzionare le cose bisognerà puntare sulla collaborazione di molte realtà ed istituzioni. Noi nel nostro piccolo ci stiamo mettendo tutta la possibile energia. Se il progetto funziona, saremo i primi a cercare di condividere le esperienze con chi vorrà farlo con noi.
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