Credo di essere uno dei pochi fortunati che ha avuto l’occasione di leggere un libro breve di poesie, Voce, scritto nel 2011 da un’autrice esordiente, Elisabetta Bagli. Dopo una prima lettura, con frequenza, riprendo il libro in mano e ritorno a leggerlo per entrare di nuovo nelle sue pagine di vera poesia, per vivere il tempo catturato dai suoi poemi, con lo scopo di continuare a sentire la voce particolare della sua autrice, la quale parla al lettore con versi liberi, sobri ed essenziali.
Voce si struttura in tre parti: Vita, Amare e Sguardi. Ognuna di esse è frutto di un diverso atteggiamento dell’autrice.
Nella prima parte, l’autrice realizza un percorso esistenzialista prendendo in consideranzione alcuni temi chiave del suo universo vitale, che rivelano il radicalismo dell’esperienza poetica (Non scrivere più è morire dentro,/ e tu non puoi). La preoccupazione esistenziale è evidente nel poema Chi sono?, ed ancor di più in Limiti, nel quale l’autrice parte da una confessione essenziale (Sono felice, ma non basta), per poi trovare il modo di trascendere i limiti a lei noti (liberi, rotti, non immortali,/ versi semplici,/ nei quali canto la mia vita). I temi in cui si parla dei momenti critici dell’esistenza personale si succedono in poemi come Bulimia, con la sua atmosfera fatta di angoscia amara, come 8.46, nella quale tratta l’esperienza della maternità, o come Occhi, che è un’evocazione dell’infanzia felice, del bimbo che gioca tranquillamente e piange e dorme, attraverso lo sguardo adulto che si ricrea negli occhi infantili. Questa prima parte del libro si chiude celebrando l’infanzia e la sua peculiare situazione vitale: orientata essenzialmente all’avvenire, però senza averne coscienza (Sei bambina e non sai che/ il vento del futuro spira nei tuoi capelli).
Nella seconda parte, Amare, la voce dell’autrice parla del tema inesauribile dell’amore, esprimendo intense esperienze di diversa natura. Ero bianca riflette l’apertura totale dell’amante innanzi all’amore che inizia, come se il cuore fosse una tabula rasa in ogni nuovo amore. Il tema dell’amore nuovo che trasforma, sorprendendolo, la vita dell’amante è presente anche in Mare nero, poema che enfatizza la visione dell’amore come un dono e come una fonte costante di rinnovamento vitale (Come una bambina avida/ho scartato il mio regalo./Ti scopro ogni giorno). Sebbene l’autrice non abbandoni mai del tutto la prospettiva esistenziale, questa parte del libro mostra una certa influenza romantica, evidente in alcuni temi e accenti: la tormenta come preludio all’amore carnale che trascina l’amante verso un’intensità vitale superiore, che, a sua volta, è fonte di conoscenza e pienezza (L’odore della tormenta); di nuovo la tormenta come metafora del disordine sentimentale per un amore che finisce (Briciole), nonostante la speranza che l’amore sempre alimenta, ristagna alla fine i sentimenti, facendo germogliare una luce serena (Il mio cuore è salvo). Di tono esistenziale, e nel contempo romantico, è la poesia Castelli di sabbia, metafora dell’amore come illusione che, in ogni caso, lascia sempre impronte nella memoria, nonostante le forze contrarie del disamore e dell’oblío (Ma le onde arrivano/puntuali arrivano./Distruggono tutto./I ricordi, no). Nulla esprime la pesantezza e la rabbia che causa l’amore inconsistente e falso, che un giorno l’amante credette grande e vero. Solitudine si sofferma un istante nella solitudine dell’amante dinnanzi all’amato e nella solitudine degli amanti dinnanzi al mondo; l’amore, nonostante continui ad essere vero e corrisposto, non elimina la solitudine essenziale dell’essere umano: in linea di massima, si possono condividere le solitudini e forgiare con esse una nuova solitudine comune che si oppone alla realtà circostante. Questa parte si chiude con Amore e Psiche, nella quale il marmo immobile che evoca il poema riesce a far sentire al lettore che il tempo si è fermato e attraverso di esso si può vedere l’amore come categoria eterna che i miti non smettono di rivelare, sempre che l’arte sia all’altezza della sua missione e la bellezza possa compiere efficacemente la sua funzione (Fuoco vivo nel marmo,/ immobili ardiamo/ negli sguardi ammirati/ del mondo).
Sguardi è l’ultima e la più breve parte del libro. Ed è anche la meno intima. In questa parte l’autrice passeggia i suoi sguardi tranquilli e i suoi ricordi per Santander, questa città del Nord della Spagna, e per Roma, la sua città natale. Il ritorno ai luoghi dell’infanzia aiuta l’autrice a ricordare chi è, mentre cammina, sorride, osserva ed ascolta, in una evocazione che, alla fine, risulta più gentile che nostalgica.
Voce regala al lettore una poesia sobria e pura, fatta di versi brevi ed essenziali, nella quale prevale il sentimento senza che sparisca la musicalità. Una dimostrazione dell’essenzialismo di questi poemi è lo stesso titolo che li raccoglie, la poesia è in essenza Voce, la voce irripetibile di ogni poeta che ha incontrato nei suoi versi l’alveo per trasmettere la sua esperienza del mondo. Ci può essere una poesia senza rima, senza métrica, senza appena forme o immagini, però non senza voce, senza quella voce personale ed unica che suona in ogni poema autentico. E, quando questa voce è pura e senza artifici, è necessario che anche il silenzio formi parte della trama del poema. In molti momenti di Voce, forse i migliori, il silenzio sembra avvolgere ogni verso e sostenerlo dinnanzi al lettore, che può così percepire più chiaramente la voce personale di chi parla. E’ il silenzio che ha permesso all’autrice di contemplare, meditare, desiderare, sentire e distillare il suo messaggio in versi che toccano la mente o il cuore. Qualunque lettore che apra il libro e legga la prima poesia, potrà sentire come da questo silenzio previo che l’autrice, in seguito, ha intessuto con i suoi versi, sgorga una voce che come l’acqua chiara che scaturisce dalla roccia, vuole brillare al sole,/ dissetare il mondo,/ farsi amare da lui.
Voce, de Elisabetta Bagli de Fernando Val Garijo
Creo ser uno de los pocos afortunados que ha tenido ocasión de leer un breve libro de poemas, Voce, escrito en 2011 por una autora novel, Elisabetta Bagli. Desde la primera lectura, regreso a él con frecuencia, para entrar de nuevo en sus páginas de verdadera poesía y habitar el tiempo detenido de sus poemas, para volver a oír la voz singular de su autora, la cual habla al lector a través de versos libres, sobrios y esenciales.
Voce se estructura en tres partes: Vita, Amare y Sguardi, cada una de ellas fruto de una actitud distinta.
En la primera parte la autora realiza un recorrido existencial por algunos temas claves de su universo vital, que revelan el radicalismo de la vivencia poética (Non scrivere più è morire dentro,/ e tu non puoi). La preocupación existencial es evidente en el poema Chi sono?, y aún más en Limiti, donde la autora parte de una confesión esencial (Sono felice, ma non basta), para después encontrar el modo de trascender los límites conocidos liberi, rotti, non immortali,/ versi semplici,/ nei quali canto la mia vita). Los temas que hablan de momentos críticos de la existencia personal se suceden en poemas como Bullimia, con su atmósfera de amarga angustia, como 8.46, que versa sobre las primerísimas vivencias de la maternidad, o como Occhi, que es una evocación de la niñez feliz, del niño que tranquilamente juega y llora y duerme, a través de la mirada adulta que se recrea en los ojos infantiles. Esta primera parte del poemario se cierra celebrando la infancia y su peculiar situación vital: orientada esencialmente al porvenir, pero sin conciencia de ello (Sei bambina e non sai che/ il vento del futuro spira nei tuoi capelli).
En la segunda parte, Amare, la voz de la autora habla del tema inagotable del amor, expresando intensas vivencias de variado signo. Ero bianca refleja la apertura total del amante ante el amor que comienza, como si el corazón fuese una tabula rasa con cada nuevo amor. El tema del amor nuevo, que transforma por sorpresa la vida del amante, también está presente en Mare nero, poema que enfatiza la visión del amor como don y como fuente de renovación vital constante (Come una bambina avida/ho scartato il mio regalo./Ti scopro ogni giorno). Aunque la autora nunca abandona del todo la perspectiva existencial, esta parte del poemario muestra cierta influencia romántica, evidente en algunos temas y acentos: la tormenta como preludio del amor carnal que arrastra al amante a una intensidad vital superior, que a su vez es fuente de conocimiento y plenitud (L’odore della tormenta); de nuevo la tormenta como metáfora del desorden sentimental provocado por el amor que acaba mal (Briciole), si bien la esperanza que todo amor alimenta remansa al final los sentimientos, haciendo brotar una luz serena (Il mio cuore è salvo). De tono existencial y a la vez romántico es el poema Castelli di sabbia, metáfora del amor como ilusión, que sin embargo deja siempre huella en la memoria, pese a las fuerzas contrarias del desamor y el olvido (Ma le onde arrivano/puntuali arrivano./Distruggono tutto./I ricordi, no). Nulla expresa la pesadumbre y la rabia que causa el amor inconsistente y falso, que el amante un día creyó grande y verdadero. Sollitudine se detiene un instante en la soledad del amante ante el amado, y en la soledad de los amantes ante el mundo, pues el amor, aún siendo verdadero y correspondido, no elimina la soledad esencial del ser humano: cabe, a lo sumo, compartir soledades, y forjar con ellas una nueva soledad común, que se opone a la realidad circundante. Esta parte se cierra con Amore e Psiche, donde el mármol inmóvil que evoca el poema logra que el lector sienta el tiempo detenido, y con ello pueda entrever el amor como categoría eterna que los mitos no cesan de revelar, siempre que el arte esté a la altura de su misión, y la belleza pueda cumplir eficazmente su función (Fuoco vivo nel marmo,/ immobili ardiamo/ negli sguardi ammirati/ del mondo).
Sguardi es la última, y la más breve, parte del libro. También la menos íntima. En ella la autora pasea su mirada tranquila y sus recuerdos por Santander, esa ciudad del norte de España, y por su Roma natal. El retorno a los lugares de la infancia ayuda a la autora a recordar quién es mientras camina, sonríe, observa y escucha, en una evocación que resulta finalmente más amable que nostálgica.
Voce regala al lector una poesía sobria y pura, hecha de versos breves y esenciales, donde prima el sentido sin que desaparezca la música. Una muestra del esencialismo de estos poemas es el propio título que los agrupa, pues la poesía es en esencia voz, la voz irrepetible de cada poeta que ha encontrado en sus versos el cauce para transmitir su vivencia del mundo. Puede haber poesía sin rima, sin metro, sin apenas formas o imágenes, pero no sin voz, sin esa voz personal y única que suena en cada poema auténtico. Y cuando esa voz es pura y sin artificios, necesita que el silencio también forme parte de la trama del poema. En no pocos momentos de Voce, quizá los mejores, el silencio parece envolver cada verso y sostenerlo ante el lector, que puede así percibir más claramente la voz personal de quien habla. Es el silencio que ha permitido a la autora contemplar y meditar, desear y sentir, y destilar su mensaje en versos que directamente llegan. Tome cualquier lector el poema que abre el libro, y podrá sentir cómo de ese silencio previo, que la autora ha entretejido luego con sus versos, brota una voz que, como agua clara que mana de la roca, vuole brillare al sole,/ dissetare il mondo,/ farsi amare da lui.
No Comments